Evo 2021, risale la produzione italiana. Le previsioni Coldiretti, Ismea e Unaprol per questa stagione olearia fanno ben sperare. L’Italia potrebbe tornare sul podio della classifica produttori dopo la Spagna. Quel 15% in più di produzione stimata rispetto allo scorso anno potrebbe bastare per tornare al secondo posto, scalzando Tunisia, Grecia e Turchia. I nostri maggiori competitor. Parliamo di 315 mila tonnellate rispetto alle 275 mila del 2020.
Il Sud continua a soffrire
La siccità di quest’estate non ha fatto volare le regioni meridionali come si sperava. Nonostante tutto, i segnali di ripresa ci sono. La Puglia, che da sola vale la metà della produzione nazionale, dopo la deludente stagione olearia 2020, recupera terreno. In alcune zone il calo rispetto alla media è comunque intorno al 40%. Meglio la Sicilia, che dovrebbe tornare dopo 3 anni da dimenticare a superare quota 40 mila tonnellate. Ancora molto lontana dagli standard la Calabria.
Tiene il Centro
L’umidità avanza e con essa l’incubo della mosca olearia. Ma la raccolta delle olive è alle porte e Umbria, Toscana e Lazio potrebbero sfangarla. Male comunque le proiezioni per la Toscana e per l’Umbria dove si registrano picchi fino al 50% di produzione in meno. Il Lazio tiene botta con numeri che non dovrebbero spostarsi troppo da quelli del 2020.
Male il Nord
Evo 2021, risale la produzione ma non nelle regioni del Nord Italia. L’anno scorso avevano fatto registrare numeri da capogiro contro la debacle del Sud. Quest’anno, dunque, il rapporto, in parte, si inverte. Gelo e poi grande caldo hanno colpito duramente gli olivi, soprattutto quelli lombardi, dove il calo previsto potrebbe raggiungere punte dell’80%.
Il fronte internazionale
Continua a salire l’import dei paesi asiatici. Negli ultimi 20 anni la crescita è stata del 162%. Gli Stati Uniti restano comunque il primo importatore. Un terzo del prodotto mondiale finisce negli Usa. Bene anche il trend europeo che continua a segnare un più di quasi il 100%. Il primo importatore europeo è ancora la Germania, seguita da Francia e Gran Bretagna. Fatto sta che le esportazioni dell’Evo “made in Italy” in vent’anni sono belle che raddoppiate.
Parola all’esperto
“Queste prime stime ci danno un quadro della situazione nel nostro Paese. Tutto andrà però verificato con l’inizio della raccolta e i primi dati sulle rese – spiega il Presidente di Unaprol, David Granieri – tutti attendevamo l’annata di carica ma purtroppo l’andamento climatico e la grande siccità hanno colpito duramente. Conserveremo ancora il primato sulla qualità ma siamo in difficoltà sulle quantità di prodotto. Per questo non sono più rinviabili interventi strutturali di rinnovamento degli impianti e recupero degli uliveti abbandonati. La produzione deve tornare ai livelli di eccellenza di dieci anni fa”.