Evo come tesoro in pegno

Dopo prosciutti, grandi formaggi e vini arriva l’Evo come tesoro in pegno. L’olio extravergine di oliva non poteva mancare tra i prodotti alimentari da poter mettere a garanzia di un prestito bancario. La crisi, si sa, morde anche il settore dell’olio. I rincari delle bollette e delle materie prime fanno schizzare del 12% i costi medi di produzione. Ad incidere sul reparto olivicolo, secondo le ultime stime Unaprol, sono: carburante, raddoppiato in pochi mesi, vetro (+15%) e carta (+70%) per imbottigliare e confezionare.

Il pegno rotativo

Nel 2020 il decreto “Cura Italia” ha introdotto questa possibilità partendo da prodotti Dop e Igp. Man mano il “menù” si è ampliato e sempre più alimenti fanno gola alle banche. Grazie a questa formula gli istituti di credito possono concedere prestiti a condizioni vantaggiose per i produttori. In verità, dalla sua introduzione, l’iniezione di liquidità nel comparto è stata di appena 30 milioni di euro. Viene quindi il dubbio che le condizioni non siano proprio così vantaggiose per i coltivatori. L’idea di base però non è male e il Mipaaf ne fa un gran vanto.

Come funziona

Le imprese agricole danno in pegno alle banche la loro produzione mantenendo il possesso del bene nei propri magazzini in attesa di metterlo in vendita. A questo punto può essere svincolato e il pegno, in caso, trasferito su un altro prodotto mantenendo le garanzie iniziali. Da qui la parola “rotativo”.

E arriviamo all’Evo come tesoro in pegno

Questo sistema è particolarmente indicato per prodotti alimentari che necessitano di lunghe stagionature. Ecco perché nasce per salumi e formaggi. E la “morte sua” non può che essere il vino. E arriviamo allora all’Evo come tesoro in pegno. L’olio extravergine di oliva, soprattutto i grandi oli, se imbottigliati e stoccati in maniera corretta possono dare grandi soddisfazioni a livello olfattivo anche dopo qualche tempo. Meglio riuscire a venderlo subito, però, obietterete. L’olio, del resto, non è un vino rosso, non è un formaggio Grana e nemmeno un prosciutto San Daniele. E deve pure fare i conti con una scadenza di 18 mesi.

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *