Mai come ora enti e associazioni in Italia si interrogano sul prezzo minimo di tutela sia per l’olio d’oliva che per l’Evo. Un’impresa quasi impossibile. L’evo e il sogno del prezzo giusto. Ci sono “tante variabili in gioco”, pure troppe. Lo scopo dello “scervellamento” è trovare un indice minimo, una soglia sotto la quale l’extravergine non dovrebbe essere venduto. Ma come si fa? Possibile stabilire una sorta di “borsino” annuale? E come la mettiamo con in nostri competitor? E con i rincari dell’energia? Siamo pronti a rischiare anche sul piano internazionale?
Tentativi falliti
L’Evo e il sogno del prezzo giusto ha fatto “scervellare” più di un’associazione italiana. Anna Cane, presidente di Assitol, racconta: “Si è tentato di far sedere vari enti intorno a un tavolo per ragionare su un prezzo minimo di tutela. Ma – ammette – ci sono tante variabili in gioco”. Enti statali come Ismea, per esempio. E sono proprio i suoi puntuali report a ricordarci che è il mercato che fa il prezzo, soprattutto in campo internazionale.
Ma il pomodoro…
Per i pelati, per esempio, non è servita Iva Zanicchi. Se per l’Evo e il sogno del prezzo giusto ancora non si è arrivati ad un accordo di filiera, per il pomodoro qualche passo si è fatto. Ed è stato stabilito che sotto un certo prezzo non può essere venduto sugli scaffali. O meglio. Venderlo sotto una certa cifra significherebbe, per i produttori, ammettere di aver abbattuto esageratamente i costi di raccolta. Come? Il cancro del caporalato è in agguato. E pure la Finanza.
Il mercato e la guerra
L’Evo e il sogno del prezzo giusto devono fare i conti con il rialzo dei prezzi delle materie prime. Rincari che ora colpiscono i Paesi europei più di altri. Ecco allora che proprio in questi giorni la Tunisia stringe rapporti commerciali con il Canada. Il Canada, insieme agli Stati Uniti, per l’export italiano dell’olio rappresenta il primo mercato di riferimento. Il Canada, da parte sua, è tra i nostri primi fornitori di grano. La farina Manitoba vi dice qualcosa? Mentre le navi ucraine piene di cereali restano bloccate nel mar Nero, i tunisini firmano con il Canada. E il prezzo medio di partenza dell’extravergine tunisino è 3,38 euro al chilo (fonte Ismea, ultimo trimetre 2021). Più basso della Spagna.
L’Evo e il sogno del prezzo giusto
Chi produce extravergine lo sa. E chi meglio dei piccoli e medi produttori! C’è la lavorazione della terra, la concimazione, la potatura, la raccolta, la frangitura e l’imbottigliamento. L’Evo e il sogno del prezzo giusto, di questi tempi, più che un sogno è una chimera. La vera battaglia non è sul prezzo, ma sulla qualità. E la qualità inizierà a contare solo se si continuerà a diffondere la cultura di un prodotto speciale come l’extravergine. Quello che MrEvo, nel suo piccolo, tenta di fare da quasi due anni a questa parte.