Furbetti dell’Evo e frodi alimentari

Un olio su 4 di “origine comunitaria” non era un Evo come dichiarato. Questo il risultato dei controlli svolti dalla Finanza e dall‘Icqrf (Ispettorato centrale del ministero delle Politiche agricole e forestali). Stupiti? No. Vedere però nero su bianco i risultati di un’operazione anti-frode come “Verum et Oleum” la dice lunga. Nel nostro Paese furbetti dell’Evo e frodi alimentari non mancano, ma neanche i controlli.

L’ultima operazione della Gdf

C’è ancora tanto da fare per proteggere il vero extravergine. Le Fiamme gialle hanno eseguito 183 controlli, di cui 102 relativi proprio alla qualità del prodotto commercializzato. Il mercato italiano è stato setacciato, marcando stretti i principali porti di ingresso per i prodotti di provenienza da altri paesi dell’Ue o extraeuropei. Dei 102 campioni prelevati e analizzati, 25 sono risultati oli vergine, e non extravergine come dichiarato. Sul totale di 183 controlli, invece, in quasi un caso su tre sono state riscontrate irregolarità anche sui fronti tracciabilità e trasparenza. Scoperti in totale 2.300.000 litri non conformi alle normative.

Furbetti dell’Evo e frodi alimentari

Quando si parla di furbetti dell’Evo e frodi alimentari viene subito in mente la parola trasparenza. Sta tutto qui. La differenza tra oli comunitari ed extracomunitari è infatti sempre più sottile. Talmente sottile che per capire cosa si sta per comprare bisognerebbe portarsi una lente d’ingrandimento. Lo spiega bene Coldiretti in una nota: “Sulle bottiglie di Evo ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile leggere le scritte obbligatorie per legge, sulle miscele: oli di oliva comunitari, oli di oliva non comunitari. La scritta è riportata a caratteri molto piccoli, sul retro della bottiglia, spesso in posizione difficilmente visibile per poter scegliere consapevolmente”.

Allora scegliamo 100% italiano

Dal momento che furbetti dell’Evo e frodi alimentari sono una realtà, è bene parlare italiano. E una rassicurazione non poteva venire che da Unaprol. Il presidente David Granieri, commentando l’operazione dei finanzieri guidati dal Colonnello Leonardo Ricci, ha rassicurato: “Trasparenza e tracciabilità sono garantite da larga parte della filiera olivicola italiana. Sono valori ormai acquisiti che devono tranquillizzare i consumatori”. E allora quando acquistiamo un Evo, ricordiamoci di leggere “Olio prodotto in Italia da olive italiane”. Oppure, in caso di prodotto biologico, assicuriamoci che sul retro ci sia il simbolo della “fogliolina” verde con le stelline.

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