Oleoturismo, in vacanza tra gli ulivi

Oleoturismo, in vacanza tra gli ulivi. Il turismo dell’Evo ha i suoi regolamenti in vigore già dal primo gennaio 2020. E allora cosa c’è di nuovo? C’è che con l’accordo raggiunto in Conferenza Stato- Regioni (3 novembre scorso) sul decreto attuativo per le attività oleoturistiche, “il turismo dell’olio diventa realtà”. Ora le Regioni “hanno in mano gli strumenti per trasformare la legge sull’oleoturismo in opportunità concrete per i tanti operatori turistici che nel nostro Paese si stanno specializzando in proposte, esperienze e best practices di qualità legate all’olio extravergine”, ha sottolineato il presidente delle Città dell’Olio, Michele Sonnessa.

Si.., viaggiare

Che la ripartenza dell’Italia sia nelle mani anche degli chef è certo ormai da qualche anno. Sette turisti su dieci vogliono degustare diverse tipologie di olio in abbinamento ai piatti proposti. Vogliono per l’Evo una carta dedicata, così come per il vino. Il rapporto “Turismo dell’olio. Profilo, comportamento di viaggio e desideri” di Roberta Garibaldi (docente universitario di Tourism Management) del 2020, su questo argomento ha già messo i puntini sulle “ì”. Recenti manifestazioni come Ulivo Day e Frantoi aperti l’hanno confermato.

Voglia di ripartire

C’è voglia di partire solo con un pezzo di pane in valigia per intingerlo in un buon Evo. Il fattore gusto è determinante nella scelta della meta di un viaggio. Ma non solo: gli eventi “fuoriporta” si moltiplicano per vedere le chiome degli ulivi agitarsi al vento. C’è chi ama chinarsi e prendere manciate di olive, farle scorrere tra le dita. Perfino chi vuole abbracciare i tronchi contorti degli ulivi. Il richiamo della terra va ascoltato e assecondato.

Ma si può fare di più

Oleoturismo, in vacanza tra gli ulivi, dicevamo. E visto che c’è la richiesta, l’offerta, inevitabilmente, deve mettersi al passo. Così le associazioni dell’olio bussano alla porta dello Stato: “Chiediamo che si punti sulla formazione del personale, che i frantoi abbiamo un ruolo centrale nell’accoglienza dei turisti e che si possa somministrare cibo, non solo freddo, ai visitatori. L’olio non è come il vino. Il vino puoi degustarlo in una cantina ed è un’esperienza a sé che funziona. Per l’olio serve un’esperienza a tutto tondo. Per capirlo va abbinato a ingredienti locali e alla visita dei luoghi in cui nasce”, sottolinea Michele Sonnessa. E come lui la pensano le 30mila aziende agricole che, secondo dati Coldiretti, possiedono uliveti e producono Evo, e che sono potenzialmente interessante all’apertura al turismo.

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