La crisi morde, la competizione aumenta

Anche l’olio di oliva e in particolare l’extravergine sentono gli effetti della crisi. Prima si è dovuto fare i conti con il Covid, ora ci si mette il conflitto in Ucraina. L’aumento dei prezzi delle materie prime sta subendo una pericolosa impennata. Sappiamo però che i rialzi sono iniziati già in autunno con i rincari di vetro e carta. Ciò ha influito sull’imbottigliamento. La maggiorazione del prezzo di metalli come l’alluminio ha invece colpito la produzione di contenitori in latte, fusti, bidoni e serbatoi per lo stoccaggio. E se la crisi morde, la competizione aumenta.

Lo zar e il sultano

Italia, Spagna e Grecia sono sulla lista dei Paesi dichiarati “ostili” da Putin. Lo zar potrebbe alzare contro-barricate economiche e fermare anche l’export di olio. Il decreto è stato firmato ma l’embargo ancora non è operativo. La crisi morde, la competizione aumenta. In questo scenario la Turchia, quarto produttore mondiale, gioca le sue carte, con una gamba nella Nato e l’altra fuori dall’Ue. Così, da una parte Erdogan vende droni agli Ucraini e annuncia di aumentare il suo potenziale bellico. Dall’altra si pone come Paese mediatore, forte di un rapporto privilegiato con lo zar, con il quale il sultano condivide la passione per il potere dispotico.

La crisi morde, la competizione aumenta: l’affare tunisino

Il quinto produttore mondiale (dati 2022) di olio d’oliva spinge sull’acceleratore. I più recenti studi di settore sull’export della Tunisia segnano un +32% con un mercato pari a 40 milioni di euro per il prodotto confezionato. Il solo export dell’Evo tunisino rappresenta il 15% di quei 40 milioni. E se non dobbiamo ancora preoccuparci, vale certo la pena di monitorare i passi in avanti che il Paese sta facendo anche dal punto di vista qualitativo. Gli oli extravergine tunisini iniziano a fare ottima figura nei concorsi internazionali. Non va sottovalutato pure il Marocco, sesto produttore al mondo. E il settimo, ovvero la Siria. Assad e Putin, si sa, sono “pappa e ciccia”.

L’Italia ci mette una pezza

La crisi morde, la competizione aumenta e il Governo cerca di tappare i buchi. È di qualche giorno fa la notizia che è stato prorogato il termine di presentazione delle domande all’8 aprile 2022 per accedere al Fondo per lo Sviluppo e il Sostegno delle Filiere Agricole. Aiuti che secondo il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, sono “di straordinaria importanza”. Si tratta di “un finanziamento di 30 milioni di euro destinato ai produttori olivicoli associati ad organizzazioni di produttori riconosciute, per un massimo di 25 mila euro ad impresa”. In Italia ci sono più di 800mila aziende olivicole. Provate a fare due conti. Se la crisi morde, la competizione aumenta e questi spicci servono a poco e niente.

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